Le mie Riflessioni - Sopravvivenza e Vita Eterna

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Le mie Riflessioni

“BEI TEMPI”

 
Vorrei tratteggiare con voi, tra il serio e faceto, il passaggio fra il passato e il presente, anche per distogliere la mente dai gravi problemi inerenti all’oggi. A cavallo di questi anni attingiamo insieme alla memoria  ricavandone qualche riflessione.
 
Sento ancora nelle mie orecchie quella “voce sconosciuta”  che  tanto tempo fa sussurrò dal registratore: ”Bei tempi!”. Si trattava certamente di un inguaribile nostalgico dei suoi giorni passati di cui aveva ricordi belli. Non vorrei apparire anch’io  come una vecchia nostalgica che forse ha vissuto troppo  fra una generazione e l’altra poichè  ritengo di aver cercato, a mio modo, di tenere il passo al ritmo incalzante dei cambiamenti verificatisi negli ultimi 90 anni ma anzi ritengo, almeno nell’ultimo periodo trascorso da adulta, di aver vissuto abbattendo molti pregiudizi, liberandomi da vecchi retaggi, accettando e adeguandomi  ai nuovi schemi di vita e a volte anche pioniera di tentativi atti a cambiare tendenze di pensiero. Tutto  questo però senza intaccare o abiurare ad una forma di idealismo antico che comunque mi appartiene poichè assorbita sin dalla vita prenatale. Apprezzo e godo di tutto ciò che di positivo ci ha portato la civiltà e il progresso; anche noi anziani, che possiamo confrontarci con il passato, siamo consapevoli di quanto oggi le nuove tecnologie abbiano reso la vita sempre più comoda e piacevole; i progressi della scienza hanno sconfitto molte malattie rendendo l’uomo più longevo ma nello stesso tempo  più fragile: giovani e bambini pagano le conseguenze delle  nuove frontiere, di quella tecnologia che dà e prende, rendendo invivibili intere città e quartieri, inquinando il  sistema naturale della creazione stessa.  
 
I  ricordi sono ancora vivi al tempo della mia giovinezza quando, recandomi per la consueta spesa settimanale alla vecchia piazza Marconi, notai improvvisamente l’assenza dei miei consueti fornitori  dai quali acquistavo l’ottimo pesce di Taranto. Ebbene, molti di loro avevano lasciato il gravoso lavoro di pescatori per affluire nel nuovissimo impianto dell’Italsider, “nuova miniera e fonte di benessere” per tutte le categorie di addetti ai lavori: operai, impiegati e laureati sentirono di aver raggiunto un grande obiettivo, un privilegio riservato alla nostra città che però, ancora oggi, piange le sue vittime immolate alla tecnologia siderurgica che scarica veleni da enormi ciminiere svettanti verso il cielo, a ridosso dei centri abitati.
 
E’ innegabile che il benessere abbia reso a tutti la vita più facile, ma vediamo ancora il rovescio della medaglia: rifletto anche su quanto questa agiatezza possa aver influito sulle nuove generazioni a cui molti stimoli sono mancati, soprattutto quelli necessari alla normale crescita di percorso  che trasforma il ragazzo in uomo proprio nelle difficoltà della vita e anche, perché no, attraverso un’adeguata fonte educativa che magari in passato era forse un po’ troppo rigida, ma che produceva l’osservanza di regole anche al prezzo di rinunce e sacrifici. Mi sentirei di promuovere un concordato fra l’educazione di ieri e quella di oggi, ma forse sarebbe un inutile appello all’equilibrio e troppo difficile da realizzare!
 
Sento, a questo proposito di dover spezzare una lancia a favore del passato: vi sembra, per portare un esempio pratico, che il vecchio e deprecato “servizio di leva” non sia servito per forgiare i nostri giovani mediante una sana disciplina e prepararli a diventare uomini? Stavo riguardando una vecchia foto scattata sul Lungomare di Taranto; io, giovane fidanzata al braccio del baldo tenente di Marina che poi sarebbe diventato mio marito, mentre svolgeva il suo servizio di leva nella sua elegantissima divisa. Ero orgogliosa e fiera di lui e sono certa che anche questa esperienza sia servita poi nella sua brillante carriera di tutore dell’ordine.  Mi permettete di condividere con voi questo bellissimo ricordo?
 
                                                                                               
 
Sul Lungomare di Taranto , da dove in passato si poteva ammirare uno dei più suggestivi tramonti
 
                                                                    
 
LA FAMIGLIA: saltando i preliminari a cui ho già fatto cenno tiro fuori dalla memoria un altro ricordo: la sacralità e l’atmosfera di comunione che si creava fra i vari componenti della famiglia al momento in cui, seduti attorno al desco, si aspettava che sedesse a tavola anche la mamma per dare il via al rito del segno della croce prima di accostare le posate alle labbra. Oggi questa immagine farebbe sorridere, sarebbe un eufemismo anche perché non ci sarebbero i presupposti. Innanzitutto non  sempre i commensali sono presenti all’ora prefissa e poi, come pensare che si possa oggi prestare attenzione e dare importanza a tale usanza ormai superata da tempo? Oltretutto sarebbe impossibile rivolgere, anche se per un attimo, gli occhi al cielo se per tutto il tempo i commensali  rimangono con gli occhi bassi  fissi sul cellulare intenti a mandare e ricevere messaggi. Devo confessare che anch’io, dopo aver messo su famiglia, ho tralasciato tale consuetudine, forse per un naturale bisogno di uscire fuori dalle convenzioni, o per tralasciare gesti e riti che appena uscita dai “ranghi” della famiglia sembrano superati  o addirittura imposti a noi giovani? Oppure era già in atto un’inversione di rotta?
 
Il rispetto - Dentro e fuori casa. A scuola, per esempio quando un alunno veniva redarguito dal docente per una qualsiasi forma disdicevole e portava a casa una nota negativa, il genitore puniva duramente il figlio magari privandolo della cena o della televisione. Oggi (in qualche caso per fortuna) colui che viene punito si rivolge a quei genitori, “protettori dell’onore del figlioletto”, che si recano  dal docente con fare minaccioso, per chiedergli  soddisfazione. Diciamo però che questi sono casi limite; sono sicura che ci siano ancora molte famiglie in cui regna, non solo l’amore, ma anche il rispetto e l’educazione. La nostra per esempio, è fra queste e allora mi domando: “Dipende forse dal fatto che la gestione di tutto l’andamento della casa sia affidata ad un padre d’altri tempi che oggi sapientemente sa quando allentare o tirare le briglie?  Questo naturalmente senza nulla togliere al compito della donna che in famiglia ricopre il ruolo importantissimo di moderatrice, intermediaria ed equilibratrice.
 
Già..La  donna… A quei tempi la donna doveva possedere  le doti necessarie per mettere su famiglia con tutte le carte in regola. Le erano precluse scuole impegnative riservate soltanto agli uomini, mentre si adattavano bene al ruolo di casalinga quelle a indirizzo domestico come l’istituto Professionale di Economia Domestica, quella appunto che frequentò mia sorella , caratterialmente molto diversa da me. Sono stata sempre un po’ ribelle  per cui rifiutai di seguire le sue orme  con l’intento di intraprendere  corsi classici, ma purtroppo la mia cultura scolastica ebbe fine mentre frequentavo il 4° ginnasio, a causa di un terribile tifo per cui fui molto vicina alla morte. Qui si arenò ogni mia velleità di scalata ai piani superiori, si, proprio quelli riservati agli uomini!  Mi dedicai comunque ad altre attività, non sempre accettate dai miei genitori, nelle quali però mi sentivo  portata e qualificata, pur continuando a imparare, come da copione scritto dai tempi, a cucire, ricamare, cucinare, rassettare, e anche suonare il pianoforte, cosa quest’ultima che mi piaceva molto. Sin da allora quindi cominciò la mia personale lotta per l’emancipazione della donna e ancora oggi sono convinta che non si vince dimostrando per le strade, ma in seno alle proprie famiglie. Lottai per poter fare le mie scelte ma poi, vinta la riluttanza dei  miei, mi sentii realizzata e libera; questo mio spirito indomito faceva evidentemente parte del mio carattere e non mi ha mai lasciata; chi mi conosce sa  dove mi ha portata fino ad oggi. A quei tempi si riteneva che non fosse dignitoso per una ragazza di buona famiglia frequentare palestre e campi sportivi in genere, e dovetti subire il vilipendio di tutto il parentado specie quando alcuni giornali riportavano foto e resoconti di tali eventi. Insomma, la mia solitaria rivoluzione era era appena cominciata anche se la vera emancipazione della donna è una conquista dei nostri tempi che apprezzo molto, ma di cui non ne condivido gli eccessi. La vera donna che vuole farsi valere deve lottare in ogni minuto della propria vita a tu per tu con i problemi che affronta nel quotidiano,  
 
 
anche se a volte potrebbe abdicare su alcuni punti e prevaricare ai propri bisogni per difendere valori prioritari dettati dall’amore e dagli impegni assunti nei riguardi della famiglia. Ho comunque sempre usato un vecchio stratagemma: lasciare che le decisioni appaiano prese dall’uomo, mentre in effetti sarebbero manipolate da un sottile, sotterraneo lavoro di una invisibile ragnatela tessuta dalla donna.
 
·         I casi limite? In passato si diceva: “una donna non si sfiora nemmeno con un fiore”. Oggi i casi di cronaca nera ci raccontano il contrario.
 
·         Devo comunque ancora spezzare una freccia in favore del presente: ho visto crescere figli, nipoti e pronipoti; è stato un crescendo di vivacità, intelligenza, acume, spirito di osservazione , il tutto condito da cultura e apprendimento stupefacente. Se faccio il paragone con i tempi del passato mi vedo indietro di anni luce… Ben vengano, quindi, i piccoli geni di oggi. I “bei tempi” per loro sono oggi .          
 
Dulcis in fundo, La sanità – ovvero  - IL MEDICO DI FAMIGLIA
 
In verità è questo l’argomento che ha mosso e motivato questo mio scritto. Ed è proprio il lato negativo dei nostri attuali tempi. I ricordi si affollano nella mente e sono tutti a vantaggio dei “BEI TEMPI!”.
 
Abbiamo avuto la fortuna in famiglia di essere imparentati con medici prestigiosi e straordinari che ritenevano svolgere il loro lavoro come una missione oltre che come professione. Il capostipite era mio zio: Nicola Ruggieri che dava il via ad una stirpe di grandi medici. Avevo appena 14 anni quando un terribile tifo, diagnosticato inizialmente come una semplice influenza, stava per porre fine alla mia vita. Lui arrivò in tempo portato da una carrozza con la quale si spostava per le rare visite a domicilio e gli bastò uno sguardo per decretare che in effetti si trattasse di tifo già in stato avanzato. Insomma, mi salvò la vita e in seguito la saga dei Ruggieri continuò attraverso i suoi discendenti a scrivere la storia dei medici prodigiosi tarantini che si distinsero anche in altre cittrtyà…e continua ancora oggi. Il primogenito, Francesco (Ciccio) specializzatosi in ortopedia lasciò presto la nostra città per trasferirsi a Bologna  e lì coronare la sua carriera come primario al Rizzoli dove non risparmiò certo tutte le sue energie fino al punto di perdere parte delle dita , troppo esposte durante gli interventi alle dannose radiazioni. Ma vorrei soffermarmi anche sul secondogenito:  medico internista e plurispecializzato, Luigi (Luigino) oggi ancora in vita, ma molto anziano. Lui è stato sempre il nostro punto di riferimento; era in grado di affrontare qualunque branca della medicina tanto che non abbiamo mai ritenuto necessario consultare specialisti di nessun genere, neanche per i nostri figli in età pediatrica, e se qualche volta si cercava un consulto specialistico, nessuna cura si intraprendeva senza il suo consenso. Le visite erano meticolose, a volte con l’ausilio del suo udito sensibilissimo, le diagnosi precise e circostanziate le descrizioni della patologia. Spesso anche soltanto per telefono, descritti i sintomi, ne riconosceva la malattia ancor prima di venire a visitare il malato. Ricordo che tutti e tre i miei figli si ammalarono di epatite virale; ebbene, non fu necessario il ricovero poiché lui stesso veniva giornalmente a controllarne l’evoluzione finchè non furono completamente guariti. Era l’epoca del “dì 33” al quale si accompagnavano le orecchie poggiate direttamente sul torace. Fu riconosciuto il suo valore persino da famosi medici dove era giunta la fama di validissimo medico attraverso le testimonianze dei suoi stessi clienti. Ricordo che spesso nel palazzo dove lui riceveva erano ad attendere il loro turno i numerosi pazienti arrivati da tutti i paesi limitrofi. Negli ultimi tempi, già in età pensionistica, ma ancora valido medico spesso interpellato per consulti, era solito aggiornarsi su tutte le nuove frontiere con l’ausilio di riviste mediche specialistiche e lo si trovava immerso in queste letture, sempre al corrente di nuovi sviluppi della scienza medica. Lui, oltre che medico, era amico, confidente, attento psicologo dell’animo umano. Io credo che a trattenerlo ancora fra noi sia il grande amore di coloro che lo conobbero e amarono. Il medico di famiglia è una di quelle componenti del passato che mi fa esclamare: ”BEI TEMPI!”.
 
Devo però puntualizzare che ho conosciuto anche altri medici, nell’arco della mia vita, a cavallo tra un’epoca e l’altra, degni di essere menzionati anche se purtroppo hanno lasciato prematuramente la loro vita e la loro missione sulla terra. Voglio ricordarli perché hanno lasciato un segno indelebile sulla scia del loro percorso dedicato alla medicina; uomini di scienza che hanno onorato il giuramento di Ippocrate:
 
Felice Scardicchio – Ho avuto il grande privilegio di conoscerlo, apprezzarlo ed essergli amica. Aveva prestato servizio per 20 anni come medico responsabile nella struttura sanitaria dell’Ilva di Taranto dove ha dovuto affrontare e fronteggiare tutte le difficoltà presto emerse. Il valore e la disponibilità facevano da cornice al suo carattere schivo e modesto per cui entrava subito in empatia con i suoi pazienti ai quali dava sempre e subito aiuto e conforto. Quello che ho sempre ammirato in lui è il suo equilibrio e la scelta equa nel saper distinguere o addirittura integrare i tipi di terapie da applicare al paziente anche grazie ai suoi studi sull’omeopatia , l’omotossicologia e la kinesiologia, di cui era docente. Sempre pronto ad intervenire nel bisogno aveva il dono di scoprire e analizzare eventuali componenti di origine emotiva magari causate da stress o eventi traumatici. Non mi negava mai il suo aiuto anche attraverso il telefono quando, presa da grande sconforto ricorrevo a lui e diventava la mia salvezza. Aveva il dono della semplicità e di far apparire niente il “molto” che donava. Ha raccontato episodi sorprendenti della sua vita raccolti in un libro in cui emerge il suo vissuto moderato ed equilibrato tra la materia e lo spirito, propri quello che molti medici ignorano e negano. Grazie, Felice!   
 
                                                                                           
 
                                                
 
 Cesare Santi – Un altro esempio di medico fuori misura e “ fuori tempo”, anche lui passato nell’oltre lasciando un vuoto incolmabile. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e apprezzarlo e vi confesso che, nonostante la lontananza (viveva a Milano) è stato sempre un punto di riferimento negli ultimi anni della mia vita. Medico, angiologo e chirurgo vascolare, attraverso l’incontro con il dott. Speciani, ha radicalmente mutato la sua visione dell’uomo e sulla medicina, riconoscendo come la visione “olistica” rappresenti una nuova chiave di lettura più esauriente difronte ai grandi interrogativi della medicina e della ricerca scientifica. Medico volontario, descrive  attraverso un libro (“Anima nuda”) il suo percorso spirituale dei periodici viaggi a Calcutta nei centri di accoglienza di Madre Teresa .
 
“Nel caleidoscopio di tutte le possibili interpretazioni del volontariato metteremo l’accento su quella più alta: azione compiuta come atto d’amore, riscoprendo che in questa accezione si esalta una qualità connaturata all’essere umano e alla sua esistenza: la capacità di amare, di donare, di condividere”.
 
“ Che posto ha l’anima nella medicina moderna? Il principio di identità personale che fa di ogni essere umano una realtà unica e irripetibile, con un suo preciso destino. La comprensione dell’esperienza della malattia, e il suo stesso pater patogenetico, nella visione scientifica moderna, esclude aprioristicamente questo principio di identità personale, prendendo in considerazione il “fenomeno malattia” “avulso” dall’identità della persona. Guardiamo all’oggetto e non al soggetto. Questa metodologia di approccio, si concentra più sulla malattia che sul malato, precludendosi la possibilità di una reale e profonda compressione dei processi patologici e, di conseguenza, riducendo la possibilità di soluzioni, oltre che curative, anche guaritive. Per una comprensione profonda e completa di un evento morboso, bisogna ricorrere all’anima, intesa come principio di identità personale”. Cesare Santi
 
Io personalmente mi sono sempre affidata a lui e i suoi consigli sono stati sempre preziosi e hanno colto nel segno. Ricordo che lo contattai per una fastidiosa polimialgia reumatica che stavo curando con cortisone e antidolorifici; lo chiamai e mi disse: “Ti fidi di me?” – “ Ma certo” – gli risposi . Abbandonai le cure in atto affidandomi a lui: nell’arco di pochi mesi fui completamente guarita grazie ad una cura omotossicologica che mi giunse direttamente dalla Svizzera. Il nostro rapporto è sempre stato di stima reciproca, ma soprattutto di affetto incondizionato.
 
Tutti coloro che lo hanno conosciuto hanno avuto modo di apprezzarlo; è stato spessissimo presente ai nostri convegni  e ci è mancata molto la sua figura di uomo e medico , ma il segno indelebile di tutto ciò che ha difeso e rappresentato rimarrà sempre nei nostri cuori. Grazie, Cesare.
 
                                             
 
Come chiusura  a queste considerazioni  posso fare un bilancio della situazione odierna (Covid  a parte) e vi assicuro che, tranne qualche rara eccezione, la differenza tra passato e presente è senz’altro paragonabile ad un abisso, incalcolabile!
 
Un ricordo personale forse potrebbe rendere meglio l’idea: da premettere che giustamente la mia età non consente parametri diversi, alla mia esposizione di seri, nuovi malesseri la risposta senza possibilità di replica: “Più di quello che fa non può fare”. Oppure, secondo esempio: “ Dottore, questo dolore non mi dà tregua (e vorrei mostrargli la parte dolorante)”. Il dottore mi blocca subito rispondendo: ”Signora io non le prescrivo altro se non guardare di tanto in tanto la sua carta d’identità”.
 
Per concludere io non rimpiango la mia età, ma i tempi in cui il rispetto e le doti di umanità si dimostravano in altro modo.

Chiudo questa mia chiacchierata con una frase che proviene dal mondo di Verità:
RICORDATE CHE NON E’ MAI TUTTO BIANCO O TUTTO

Grazie.  
 
 
Con questo mio scritto vorrei ricordare degnamente l’amica Rossana Di Bello a tutti coloro che l’hanno amata e rispettata. Alla notizia della sua scomparsa prematura, la penna si fermò perché non seppi renderle degnamente omaggio; lo sconforto e il dispiacere erano troppo grandi. Oggi, nel ripercorrere i lunghi tempi della nostra amicizia ho cercato qualcosa di lei in grado di colmare, almeno in parte, questo grande vuoto che ha lasciato nel mio cuore: la sua presenza al nostro 6° Convegno nell’ottobre del 2003. Io però la conobbi molti anni prima, quando andai a trovarla a Palazzo di città per portarle il mio primo libro e raccontarle la storia della nostra Associazione  Onlus “Sopravvivenza e Vita Eterna”. Questa immagine è ancora viva nei miei ricordi anche perché presto si instaurò fra di noi un legame di amicizia tanto forte da durare nel tempo, una empatia reciproca fatta di stima e rispetto. Al nostro 3° Convegno la invitai a presenziare per rivolgere ai convegnisti il saluto della città che lei rappresentava. Molti altri sindaci ed autorità si erano avvicendati su quel palco nell’arco degli anni, ma la sua presenza attenta ed emozionata rappresentò un vero fiore all’occhiello della manifestazione. Aveva abbracciato la nostra causa con grande entusiasmo comprendendo da subito i grandi ideali che muovevano le nostre iniziative e questo ci rese oltremodo grati e riconoscenti. Continuai  anche in seguito a metterla al corrente delle nostre iniziative risvegliando sempre più in lei interesse ed entusiasmo per le materie altamente spirituali di cui ci occupiamo durante tutto l’anno. L’ultimo nostro incontro è avvenuto recentemente, appena un mese fa, in occasione della pubblicazione del mio ultimo libro: ”Un viaggio nell’infinito amore”.
Dunque, alla ricerca di qualche suo scritto ho ritrovato, nella consueta Rassegna di fine Convegno, il suo intervento di quel 2003; cercherò di riassumerlo nei punti salienti sperando di fare cosa gradita per quanti l’hanno conosciuta e apprezzata.

Sono sinceramente felice ed orgogliosa di dare il benvenuto agli illustri relatori e convegnisti di questo 6° appuntamento dedicato all’affascinante tema “Parapsicologia e Sopravvivenza”. Un saluto che ovviamente vi giunge dall’intera città di Taranto in segno di gratitudine per i vostri studi, la vostra passione, il vostro approfondimento di temi e argomenti capaci di dare delle risposte ad alcune delle domande che sono alla base della nostra esistenza, della nostra vita, del nostro modo di collocarci dentro l’universo da essere dotati di quella interna scintilla spirituale che brilla – io ne sono certa - dentro ciascuno di noi. Voi avete intrapreso un processo lento ma continuo, una serie di progressive tappe finalizzate ad una sempre maggiore elevazione spirituale. Avete strappato all’inconoscibile il segreto dell’immortalità e la consapevolezza che la vita vissuta in terra non ci viene tolta, ma solo trasformata: la parola morte non ha più il significato oscuro e definitivo del non ritorno. Soprattutto avete imparato ad ascoltare e trasmettere ad altri una parola forte e chiara che si chiama Amore: Amore con la A maiuscola, una parola che muove le montagne e che non si arrende neanche davanti all’ineluttabilità della morte. E’ questo il vero grande miracolo, la più importante scoperta che la scienza spesso non riconosce: un patrimonio trasmesso direttamente da Dio all’uomo. Seguendo i vostri lavori balza evidente agli occhi la purezza del vostro tentativo di squarciare il velo che ancora avvolge la parabola umana dell’uomo, seguendolo amorevolmente nella sua crescita, ma soprattutto dandogli il conforto di sapere che al di là del conoscibile esiste una realtà che tutti ci unisce e ci rasserena, esiste una Luce che ci guida e che ci accoglie, esiste un’altra esistenza, diversa da quella terrena, incorporea ma ricchissima, spoglia della fragile caducità corporea dell’oggi e proiettata in una condizione di eterna beatitudine. Nei vostri occhi io leggo la grande forza e la serenità interiore di chi ha vinto la paura e il dolore, di chi ha trovato o ritrovato la Fede, ma leggo anche lo sforzo compiuto per intraprendere un percorso inizialmente impervio, certamente difficile e faticoso. Vorrei trovare le parole più giuste per testimoniare, inoltre, la mia personale soddisfazione nel trovarmi qui con voi.
Io credo davvero che questi appuntamenti di Taranto abbiano rappresentato e rappresentino una occasione importante per aggiungere qualcosa di significativo e di serio ad un settore della conoscenza umana al quale nessuno di noi, in tutta coscienza, può dirsi estraneo. Io apprezzo il vostro darsi agli altri per lenire le ferite di chi ha subito un dolore troppo recente o troppo grande, per condurli  a ritrovare, in un’altra dimensione, i propri cari e – alla fine  - se stessi. Mi sento una vostra amica che vi segue con affetto
Gunga a voi tutti il grazie più sentito e un augurio sincero: la città di Taranto è onorata di ospitarvi e di essere partecipe in qualche modo di questo percorso di elevazione dell’anima, in tempi come i nostri troppo spesso offuscati dai bisogni materiali
Un saluto a tutti voi e buon convegno.
Rossana Di Bello
IL PASSAGGIO –

Carissimi,
forse penserete che l’argomento che sto per trattare non sia consono alla Pasqua che è vicina. Non è mia intenzione rattristarvi più di quanto già lo siate; vorrei invece portarvi a considerare il mio messaggio come simbolo di “VITA” e non di morte, come invito a leggere, attraverso “le voci del silenzio” il grido unanime:” SONO VIVO – NON SONO MORTO  - SONO RISORTO” Ecco, è così che la Resurrezione di Gesù Cristo sarà più vero , vissuto in piena coscienza: un  evento da festeggiare per tutti.
Alla scomparsa di mio figlio Davide , l’evento che servì a farmi uscire  dal torpore simile alla morte che  aveva reso il mio corpo e la mia mente come granito, fu determinante : la notizia sconvolgente della possibilità di poter riuscire a creare un ponte fra me e lui, fra l’aldiquà e l’aldilà. Niente altro avrei accettato, nessun intermediario, nessuna presenza estranea a questo dialogo, se questo fosse stato mai possibile, fra me e lui. Così è cominciata la mia storia; niente mi avrebbe convinto al di fuori della sua voce.
Molti di voi conosceranno questa mia straordinaria esperienza legata al dolore l’ho resa pubblica attraverso i miei libri , ma credo che non sempre si riesca a recepire bene il senso di ciò che si legge. Per questo ritengo che, tornare su alcuni argomenti già trattati, possa aiutare a comprendere meglio e più profondamente gli insegnamenti  che i nostri cari ci trasmettono atti ad insegnarci il senso della vita e della morte.
Io credo che il punto cardine che merita tutta la nostra attenzione sia il racconto del passaggio da questa dimensione terrena a quella ultraterrena e i concetti espressi in spirito, a volte contrari a convincimenti e opinioni appartenenti alla quotidianeità terrena.  Quando iniziai il mio percorso fu questo uno degli argomenti su cui si soffermò la mia attenzione e che intesi subito chiarire con mio figlio.
Dal mio primo libro: I NOSTRI FIGLI
Quale è stato il tuo primo stato d’animo?- “ Rammarico “Perché? – “Per voi” – Quanto tempo è durato? –“Tanto!” Chi ti è venuto incontro? – “Papà tuo…il nonno.” Al tuo risveglio che cosa è successo? –Mi hanno insegnato ad amare Dio. Ho pianto per voi, ma poi ogni pena è passata perché tu mi hai aiutato.” Come? Non hai più pianto.” E poi? “Ero permanentemente morto per voi, ma resuscitato ad una nuova vita, una vita di godimento. Vado dov’e’ Dio.”          
Ora, come spiegare il fatto che un ragazzo i 16 anni possa non rimpiangere una gioventù perduta stroncata nel pieno del suo vigore, e anzi rispondere alla mia domanda. Sei felice ?–“ Certo che sono felice!” Non fu facile per me e tantomeno credo che possa esserlo per voi, ma vi assicuro che ho potuto toccare con mano questa realtà. Dal momento in cui riuscii a sconfiggere il dolore e negare a me stessa i bisogni più che legittimi della corporeità  cambiò,  simultaneamente, il suo stato di tristezza legato al  mio dolore e cominciò la sua ascesa …su….su…sempre più su. Cominciai a comprendere come fosse giusta la mia scelta di cercare un’altra strada: imparare ad amarlo nella sua nuova veste e scoprire la sua vera identità senza corpo. Ora non ho certamente cancellato dalla mia memoria il suo volto, il suo sorriso, la sua voce e quando voglio ricollegare il passato al presente la mia immaginazione lo rivede così com’era rivestendolo della  sua immagine , del suo corpo ,come si farebbe indossando un abito ma è soltanto un sogno ; la voce interiore mi riporta alla realtà.
Tornando al tema del passaggio , non è per tutti uguale; dipende dalle proprie credenze, dal percorso della vita , presente o passata, dal proprio essere fatto interiormente: materialista o spiritualista.
Il sonno di cui si parla consiste nell’assuefazione al nuovo stato e si differenzia in conseguenza dei motivi su citati  per cui cambia il tempo del risveglio della coscienza. Mio figlio è rimasto in questo stato di “veglia”  assistito e guidato dal nonno e altri spiriti guida  preposti a questo compito per 3 mesi. In tale periodo di tempo la mia attesa è stata meno dura perché accompagnata da altre voci, prima fra tutte quella di mio padre: “Sono papà” – “Dada dorme” -  “Aspetta” .La prima parola:”Mamma”—dopo  3 mesi.
Questo si potrebbe spiegare analizzando le circostanze: nonostante lui avesse già avuto una fortuita informazione sulla possibilità di poter comunicare con l’altra dimensione, e di questo ne fosse rimasto fortemente scosso, probabilmente non era ancora in grado di fronteggiare una morte tragica e improvvisa,    e dover assistere al dolore e disperazione dei suoi cari.
Comunque il libero arbitrio sussiste anche nell’altra dimensione, per cui lo spirito decide se iniziare subito il proprio cammino spirituale o attendere di essere consapevole  di aver lasciato per sempre la dimensione terrena ; in questo caso verrà  aiutato quando sarà pronto.
Questo, difatti è il caso di un vecchietto che decide di rimanere al livello terreno respingendo ogni aiuto perché intento a controllare i suoi possedimenti sulla terra. In questo caso lo spirito assegnatogli si fa da parte aspettando che lui sia pronto.
Un caso un po’ differente è stato il passaggio di mio marito Franco. Aveva già seguito, attraverso la passata esperienza , un percorso di preparazione per cui è stato più facile per lui lasciare le vecchie membra ,  rendersi conto  del suo nuovo stato ed entrare  in una corporeità diversa dalla materia per acquisire nuove conoscenze. Io d’altra parte avevo la preparazione idonea all’accettazione, grazie alle passate  esperienze, anche se il dolore è stato comunque terribile; il momento del distacco è uguale per tutti, è un passaggio obbligatorio e non si può assolutamente evitare. Quello che potrebbe cambiare in seguito è il modo e i tempi di gestirlo.
Vi racconto la sua morte: è avvenuta in ospedale ed io ho raccolto il suo ultimo respiro ; da quel momento, cercando di ignorare il suo corpo,se pur con lo strazio nel cuore, ho cercato un contatto con lui e ho sentito “immediatamente”la sua voce nella mente: Gemma sono tornato giovane”. E,dopo qualche giorno:
“Tittì, sono qui; non mi vedi, ma sono qui. Capisco il tuo smarrimento, ma tu sei stata il faro della mia vita e devi continuare ad esserlo. Mi avevi spiegato bene tutto, ma avevo paura del passaggio e anche il rammarico di lasciarvi. Poi tutto scompare e la realtà è più straordinaria di ogni immaginazione. Ho molto da recuperare, da rivedere, ma spero che mi abbiate perdonato tutto; per voi è più facile che per me stesso. Continua a combattere. Ora hai certezze che prima non avevi e sei l’immagine in cui tutti si specchiano. Tu hai raccolto il mio ultimo pensiero e io ti ho aspettato per questo e poi sono stato finalmente libero. Si, libero da quel corpaccio che non riconoscevo più, che non accettavo e mi teneva prigioniero. Ecco gli avvenimenti: ho sentito gridare. ”Taglia…taglia…e poi sono entrato in un vortice e proiettato in una dimensione che non percepivo; alfine una mano mi ha tolto fuori da quel turbinio e mi sono ritrovato  in un grande prato, al cospetto di Dio, sempre mano nella mano di Davide. E’ vero, Tittì, è un re, l’ho visto… Si, l’ho proprio visto…In tutta la sua luminosità e grandezza.(Rafforza questo concetto per farmi capire che lui adesso ci vedeva, e anche bene, al contrario degli ultimi tempi della sua vita: era diventato quasi cieco.)E poi tutti gli altri attorno a me. Ora devo rivedere tutta la mia vita e, come tu mi hai spiegato proprio pochi giorni prima, la mia coscienza mi guiderà nelle correzioni da fare al mio spirito affinchè possa purificarsi. Tu continua a percorrere la tua strada, i nostri corpi si sono staccati per un certo periodo, ma poi continueranno il loro percorso  nella forma eterna.
E’ un po’ più problematico il passaggio quando il soggetto ha avuto in vita una negazione di tutto ciò che concerne la vita dopo la morte e una fede vacillante. Un mio congiunto , dal cuore nobile e buoni sentimenti, era divenuto sordo ad ogni stimolo spirituale poiché molto sfortunato e provato da gravi menomazioni. Ho dovuto attendere molto affinchè potesse comunicare con me; le sue prime parole :” Mi sembra di impazzire davanti al mistero”  mi lasciarono disorientata. Dopo un certo periodo: “Cara, sono finalmente entrato in porto. I miei pregiudizi mi avevano bloccato a terra. Ora sono tornato bambino, sano e bello. Ero stato colpito dalla cattiva sorte e ne avevo incolpato Dio. Io non lo accettavo.
Una ragazza, Lelia, una vita breve; aveva lasciato sulla terra il segno in tutti coloro che l’avevano amata. Certo in questo caso il suo passare sull’altra sponda è stato dolce e veloce; ha detto: ”Rapido è il passaggio . Io sono sempre con voi. Fate conto che non avete occhi e non potete vedermi. Non c’è ragione di aver paura della morte. Ora ho sogni da realizzare; alti ideali che erano dentro di me, nascosti e inespressi. La terra mi costringeva nel corpo, ma lo spirito non poteva esprimersi. Io cerco di raggiungere la Luce.”      
Questo è un esempio di passaggio immediato e senza traumi: l’amico Bino con il quale avevamo percorso un tratto di strada insieme era già pronto e non ha avuto bisogno di nessun tempo di assuefazione o adattamento alla nuova realtà. Una persona amabile e altruista che si era unito a noi nel momento de dolore: quello della perdita del giovane figlio. Ha avuto la forza di risalire dal baratro in cui era caduto grazie ai messaggi ricevuti , ma soprattutto per essere riuscito a recepire le grandi verità enunciate. Appena il giorno dopo, con nostra grande meraviglia, è venuto a comunicare con noi. “Sono Bino. E’tuo il merito se posso basare le mie teorie sulla verità. Qui è bello! Stupendo!  Gemma, è bene quello che fai; ho lasciato il mondo senza traumi. ”Raccontaci: “Accanto a me i nostri amati ragazzi erano tutti riuniti e mi sorridevano felici. Hanno fatto festa per me, proprio come quando noi festeggiamo un compleanno. Per fortuna io ero già pronto.”
  Ecco come si esprime un ragazzo a dir poco sbalordito ”Mi sembra tutto strano. Chi poteva immaginare che fosse così la morte? Io sono un’ombra che pensa – che vive – che gode. Sayonara ( mi riferiscono che, avendo esercitato le arti marziali questo era il suo modo di salutare.)
  Un giovane così si racconta ”Mamma, è stato un attimo, come se si fosse interrotta la corrente, ma poi, subito dopo è stata un ‘esplosione di luce simile ad un grande arcobaleno. E’ difficile capire cosa succede; mi sono ritrovato steso sul tappeto….( mi spiegano che il ragazzo era caduto da una scalinata rimanendo  poi adagiato sul tappeto ai piedi della scala.) Bisogna che passi un certo periodo di assuefazione; non capisci subito cosa ti è successo, vedi tutto quello che accade e non puoi muoverti: questo è il primo stato, il mio cammino è iniziato da poco.”
Il passaggio dei bambini poi, è particolarmente commuovente: come un ritorno a casa, nella zona che appartiene soltanto agli angeli. Il contatto con loro per me è sempre speciale, come se mi fosse permesso, per qualche istante di respirare il profumo del Paradiso. ”Tutti i bimbi qui si divertono e ridono: solo guardando giù diventiamo tristi se voi piangete. Ricordo tutto il mio tempo, ora qui crescerò. Ho visto Gesù…è venuto a prendermi.. Lui ama i bambini.”
“NON PIANGETE PERME, ALTRIMENTI IO PIANGO PER VOI!”
Cari, dolcissimi genitori, nonni che tanto soffrite perché una creatura vi stata strappata d quelle braccia che cingevano il vostro tesoro, pensate che questo non vi è stato tolto, ma che rappresenta  un valore aggiunto alla vostra famiglia ; sono loro oggi che cullano voi dolcemente cantando musiche celesti nel coro degli angeli.
Pensate che i nostri cari vivono spesso questo passaggio in un totale sconcerto , ignari di quanto sia a loro accaduto e non consapevoli di aver attraversato quella linea di confine : quando lo spirito si stacca dal corpo non è sempre facile rendersene conto subito poiché le funzioni vitali “ sembrano “ ancora  identiche all’attimo prima per cui è difficile capire cosa sia accaduto.. In questo caso non riescono a comuncare per cui fa da tramite un intermediario( in questo caso Davide ) che spiega: ”E’ scombussolato, non capisce cosa gli sta accadendo. Tutto si è fatto buio improvvisamente. Mentre i suoi si disperavano lui si toccava dappertutto e si sentiva perfettamente bene. Cercava di rassicurare i suoi, ma nessuno lo udiva. Ora è in fase di adattamento, aspetta di poter iniziare il suo cammino, molto dipende da voi. Sappiate trovare il modo giusto per farlo.
Bene, vi auguro buona Pasqua con tutto il cuore con le residue forze che mi rimangono, ma sempre pronta a riprendere il cammino. Alla prossima …..e datemi voi la forza di continuare.
Vi abbraccio tutti Gemma
Carissimi amici,

Sento molto la mancanza delle nostre riunioni mensili e il bisogno di confrontarmi con tutti voi scoprendomi anche nelle mie debolezze. Oggi più che mai, imprigionata nei miei pensieri che non èfacile scacciare, devo ritagliare un po’ del mio tempo spaziando in tutto ciò che ha alimentato in questi anni la fiamma di quella scintilla spirituale accesa nel mio spirito dalla conoscenza e dallo studio sulla trascendenza. Se vorrete seguirmi , tratteremo di tanto in tanto proprio quegli argomenti attenenti allo spirito cercando di non far spegnere quella luce che si è accesa dentro di noi e che va alimentata e affinata. Questo, almeno per un breve tempo potrà distrarre la nostra attenzione dai gravi problemi che ci affliggono, per quanto mi riguarda, per il tempo che mi rimane. Ho spesso occasione di entrare in questo spazio quasi irreale e non voglio che vadano persi insegnameti e lezioni di vita che ho avuto mdo di approfondire durante il mio percorso scavando anche nelle pieghe e negli anfratti oscuri del nostro consueto vivere. Vorrei commentare con voi questi temi, proprio come si usava fare durante le nostre riunioni e se vorrete potrete intervenire scrivendomi ; questo scambio farà bene a voi, ma soprattutto a me. Conoscerete la mia mail; è l’unico modo con cui potremmo dialogare, essendo io lontana dai moderni mezzi di comunicazione e anche, lasciatemelo dire, dal modo abnorme con cui vengono usati.   gemma@sopravvivenzaevitaeterna.it)
Prendo lo spunto da una bellissima comunicazione pervenuta dall’altra dimensione che trovo molto profonda e di non facile interpretazione. Proviene da uno spirito che cerca di spiegare alla famiglia la sua condizione attuale, chiedendo nel contempo, comprensione, aiuto e condivisione.   Cercherò di commentarla dal mio punto di vista rifacendomi ad una esperienza quarantennale, tenendo sempre conto delle limitazioni di esseri terreni.
Mi è giunto , questo messaggio, pieno di significati che ho trascritto in contemporanea traduzione; è rivolto ad una persona ancora  molto aflitta per la perdita dell’amato.
Io sono con te e contemporaneamente in altri spazi. Non posso soffermarmi sui ricordi del passato, ma soltanto sull’amore che ho dato e ricevuto. ( Benedetti ricordi , date, episodi , specie quelli dolorosi ,che ci  fanno scivolare indietro nel tempo!)
Ambisco e mi prodigo affinchè possa riuscire a trasformare il cammino, ora, in voli empirici, ma devo riuscire a spiegare: io, spogliato dal corpo , NON FUI, MA SONO. Tutto ciò che fa parte della sfera dei sentimenti mi apparterrà sempre, ma il mio percorso, legato alla materia, è cambiato. La mia mente, è ora slegata da parametri terreni e condizionamenti di origine materiale, presupposti e appartenenze. Abbandonato un corpo che non mi appartiene più perché soltanto compagno del breve cammino terreno, anelo alla vera conoscenza senza veli e cerco di penetrare, come spirito, nell’essere di tutti coloro che ho amato e amerò sempre. ( sento in queste parole un appello accorato:”Devo riuscire a spiegare” Come se dipendesse da questo il suo progredire come spirito che ha spazzato via credenze, abitudini, convincimenti a cui il corpo aveva dato importanza , per abbracciare nuove teologie e insegnamenti.)  Nulla di questo amore ho perso; è l’unico bagaglio che ho portato con me di tutta l’esperienza umana: il resto è polvere. Lo spirito non conosce malattie, tristezze, ricordi, specie quelli  che potrebbero ostacolare o nuocere al procedere velocemente verso piani superiori. Le fattezze umane sbiadiscono  e svaniscono mentre mi incammino guidato da una Luce che riscalda tutto l’essere.  ( Lo spirito si riappropria della sua identità per proseguire il suo cammino interrotto alla nascita)
Siete il filo che mi tiene legato alla terra: unico ricordo indelebile, una trama invisibile, ma forte come l’acciaio. L’amore trabocca e si fa e si fa bocca per baciarvi, braccia per stringervi a me, vento per sussurrarvi parole mai pronunciate. Vi amo e vi amerò sempre.”
Certo per quanto ci riguarda , noi conserveremo sempre il ricordo di quel corpo amato , l’immagine mentale della loro effige ci aiuta a rendere più tangibili i nostri pensieri, ma soltanto imparando a creare un linguaggio mente – spirito con loro potremo dire di aver raggiunto quella vera comunione che ci renderà partecipi del cammino spirituale a cui allude il  messaggio di cui sopra che peraltro potrà iniziare soltanto con l’aiuto dei suoi cari. Le date importanti per loro sono diverse da come noi le intendiamo ; essi festeggiano il giorno del loro ingresso nell’aldilà e tutti i vari passaggi conquistati  per salire nelle zone sempre più alte.
Certo per me è stato lungo il cammino per capire tutto questo, anche perchè nessuno mi aveva mai indicato la strada .Qualcuno potrà pensare che io abbia amato o sofferto meno di loro; propongo allora una domanda Non potrebbe essere questa la prova invece di un AMORE  più grande , quello che impone al proprio essere un sacrificio tale da mettere al primo posto la felicità dell’essere amato?
Vi abbraccio e aspetto i vostri commenti .    Gemma
“Un viaggio nell’infinito amore” Analisi e Considerazioni

 
Sono ancora qui a dialogare con voi cercando di colmare i tremendi vuoti che gli ultimi eventi hanno creato , dentro e attorno a me. Sono riuscita a mettere in atto questo ultimo progetto: il completo resoconto di un viaggio, arricchito dalle “ voci “ che hanno accompagnato i primi passi della mia ricostruzione cognitiva e fisica. Il  progetto da realizzare è quello di portarvi con me passo passo scoprendo insieme nuovi modi , di amare, di soffrire, di vivere, di morire. Non è stato il tempo a guarire le mie ferite, ma il procedere , sempre avanti e mai indietro nella crescita,  nel rifacimento e superamento di tutti i vecchi retaggi ; sempre pronta a vestire nuovi abiti e fare mie conoscenze acquisite come il paziente ricamo di un disegno che prendeva forma e significato giorno dopo giorno,mentre continuavo a scoprire una realtà nella quale cercavo con tutto il mio essere di uniformarmi
 
Quello che propongo di leggere attentamente non è un romanzo, ma una esperienza di vita vissuta che, partendo dal dolore più atroce si apre ,prima alla speranza e poi alla certezza;  alla sconfitta della morte stessa e della devastazione che questa provoca in coloro che rimangono.
 
CONSIDERAZIONI:
 
Quando la furia della tempesta distrugge la tua casa, non puoi restare lì a contemplarne le macerie, ma dopo il primo momento di smarrimento , devi reagire ,  pensare alla ricostruzione e questo puoi farlo soltanto tu, non puoi delegare nessuno . Qui comincia la tua scelta: vivere come un’ombra distruggendo tutto e tutti e continuando a reclamare colui o colei che pensavi ti appartenesse o reagire e cercare di far spuntare un fiore dalle lacrime sparse sulle ceneri? Se avrai optato per quest’ultima  seguimi e insieme percorreremo quella strada che ti porterà alla scoperta di nuovi orizzonti. Sento ancora la voce di questo ragazzo che dice alla madre:”Cosa vuoi essere per me: un dono d’amore o una pietra sul cuore?” E ancora più sconcertante il pianto di mio figlio sotto il mio che sussurra:” Mammina cara….mammina bella!” Ecco, questa è la loro scelta: rimanere abbracciati a noi rinunciando ad una felicità crescente, e noi?? Non saremo capaci di iniziare questo percorso di serenità, anche se faticoso, per dimostrare “almeno “ altrettanto amore ?
 
Ho percorso sin dall’inizio la strada di tutti voi, correggendo poi i numerosi errori commessi:
 
La prima domanda: “Perché?”Non c’è un perché , ossia ci sarebbe se potessimo capirlo , ma non chiediamolo a Dio poiché Lui è depositario del nostro spirito e non certo del nostro corpo ,soggetto a cause di origine terrene e conseguentemente  a “ cause – effetti” a volte dipendenti dal nostro modo di gestirlo o anche dalla nostra stessa volontà.  “L’UOMO SULLA TERRA FA GARA DI DISTRUZIONE, MAMMA.” Un altro motivo potrebbe spiegarsi con il patrimonio genetico che il nostro D.N.A  possiede tramandato da generazioni; e non ultimo il nostro libero arbitrio che ci mette ogni giorno di fronte a scelte piccole o grandi.
 
Quando l’essere caro ci lascia, abbandoniamo  coloro che rimangono sulla terra con noi ignorando che il dolore è anche il loro, colpiti dalla stessa folgore ,sbigottiti quanto noi, ma resi  impotenti e inutili al cospetto della nostra sofferenza. Parlo in special modo degli altri figli , colpevoli soltanto di essere vivi! “Mamma, tu devi amarmi attraverso di loro, sono la mia continuità” Oggi guardando le foto del mio terzo pronipote, Michele, vedo negli occhioni, appena  aperti al mondo, la sua scintilla, quella di Davide e l’amore continua…si moltiplica….si fa carne….
 
Ho tolto il lutto dal cuore e mi sono riproposta di camminare sulla sua scia aderendo a quanto mi chiedeva  passando dalle diverse fasi di conoscenza e ad un consapevole percorso di crescita. Ogni volta che ero pronta per il passo successivo mi si proponeva di salire un gradino più avanti . Il passaggio risolutivo e più difficile  mi giunse preannunciato  dalla sua voce : “Mamma, la voce mi lascia – Devi imparare a sentirmi dentro di te.” DOVEVO lasciare tutti i mezzi meccanici e impegnarmi in questo nuovo modo che non è più tecnologia, ma linguaggio dell’anima:  “LE VOCI DEL SILENZIO”
 
I SEGNI
 
Non è stato certo facile e mi è servito tanto tempo ed energia per capire e mettere in atto ciò che Davide mi chiedeva esercitando tutte quelle energie interiori che noi tutti possediamo ma che ignoriamo facendole rimanere sepolte . Vi chiedete il perché di questo cambiamento? Ebbene, lasciato il corpo, la smaterializzazione avviene per gradi e , continuare a chiedere loro segni di ordine materiale ( voci e segni percepibili dagli occhi e dalle orecchie, significherebbe legare il loro destino al nostro mondo materiale e non agevolare la trasformazione : da esseri terreni ad esseri spirituali destinati ad un progressivo stato di beatitudine. Questo non pregiudica il nostro e loro bisogno di continuità nella sfera dell’amore , quell’amore costruito durante la vita terrena, anzi , al contrario, questo si moltiplica idealizzandosi e mescolandosi all’amore stesso di Dio.
 
Ma allora non dobbiamo essere felici ed accettare questi segni che giungono copiosi  e che servono a provare la loro vicinanza e identità? Ma certo, è anche questo un passaggio importante e una spinta per iniziare il percorso di ripresa, un continuo adattamento e preparazione, anche per noi stessi, è il  nostro futuro  che stiamo osservando attraverso la lente di chi ci ha preceduto, non dimentichiamolo! Ignorarlo sarebbe una grave mancanza di noi mortali destinati all’immortalità.
 
Tornando a parlare dei segni e del mio percorso, ultimo atto di questi miei 89 anni, è stata la difficile scelta delle voci ottenute in passato, da tramandare e riportare accompagnate dall’ultimo volume. I grandi segni ottenuti con paziente lavoro, oggi sono soltanto un ricordo di cui posso tranquillamente liberarmente. Sono entrate dentro di me le voci, segni grandissimi che hanno segnato il mio passo, ma hanno  rappresentato soltanto un mezzo per giungere alla vera essernza del grande mistero della vita e della morte.
 
Quando saremo arrivati alla conoscenza e all’interpretazione profonda dei segni, questi non serviranno più, saremo arrivati alla simbiosi perfetta del nostro essere con l’universo intero.
 
Con amore Gemma
 
P.S. l’unico modo per farmi giungere la vostra voce e i vostri commenti è scrivere al mio indirizzo mail: gemma@sopravvivenzaevitaeterna.it
 
Sarei felice di rispondere alle vostre lettere e alle vostre domande, per quanto è di mia competenza in attesa di poterci rincontrare.  
 
   
In viaggio con voi

Sono ancora io, qui a continuare questo viaggio straordinario , le cui cronache racconto lungo tutto il percorso, tappa dopo tappa.
Questo ultimo resoconto , “UN VIAGGIO NELL’INFINITO AMORE,” è dedicato a tutti voi, a coloro che lo hanno percorso da lungo tempo, a chi lo ha iniziato da poco, e anche a coloro che non credono ad una realtà invisibile ai loro occhi. Sono ormai 42 anni ormai che ho alzato le vele per navigare in mari sconosciuti, a volte tempestosi, ma sono sempre approdata in terre fertili, apportatrici  di conoscenza e amore. Non è stato facile , ve lo garantisco, ma lo rifarei altre mille e mille volte!
Oggi mi sono ritrovata a sfogliare i miei ricordi per raccontare la cronaca di questo viaggio, ancora in corso, e anche a riprendere e riascoltare quelle “ voci” che hanno segnato l’inizio del viaggio e che oggi rappresentano soltanto un mezzo per raggiungere il loro primario scopo: oggi non servono più a me, ma possono essere preziose per tutti coloro che, dilaniati dalla sofferenza hanno bisogno di credere  per continuare a vivere.
Anche questo ultimo atto ha comportato tempo e fatica, in un momento in cui l’età ha infiacchito il corpo e la mente avvertendo tutto il peso di questi anni. Deposito  tutto il mio lavoro nelle  mani di  coloro che vorranno proseguire sulla strada della conoscenza: sarebbe un peccato concludere la nostra esistenza senza chiederci ciò che ci attende dopo la morte fisica, e magari scoprire che “ la morte non esiste!”
Ora non mi resta che distruggere ciò che ha rappresentato  il mezzo, tutto quello che di materiale mi è stato utile per giungere ad un risultato che mi ha permesso di interiorizzare e divulgare tutti gli insegnamenti ricevuti: gli appunti e i quaderni con i segni incancellabili della mia sofferenza, delle mie lacrime, le bobine, i nastri  le cassette, preziosi mezzi di cui mi sono servita per tanti anni e che hanno segnato l’inizio della mia storia infinita. Si, perché, come tutti i segni che giungono dall’altra dimensione, rappresentano il linguaggio di cui i nostri cari si servono per farci giungere la loro ” voce e presenza accanto a noi” Dal momento però che  abbiamo afferrato  il significato di quel segno, non serve più conservarlo ma imprimerlo nel cuore e nella mente  facendo leva sul nostro amore per loro; questo ci permetterà di modificare i nostri comportamenti e aderire ai “loro” bisogni anziche ai nostri.  
Questo ultimo volume  è un messaggio di continuità  e di vita: sonfiggendo la paura della morte potremmo ancora  inneggiare alla vita e all’amore ; continuare il nostro percorso e perseguire  il fine per cui siamo venuti al mondo.
Se vorrete, fatelo vostro, solamente vostro e contribuirete anche a tutto ciò di cui beneficerà il nostro prossimo a cui devolverò i miei diritti d’autore, come ho sempre fatto.
Che lo “spirito “ del Natale attraversi i vostri cuori sempre e comunque.

Gemma
UN VIAGGIO TRA DUE GENERAZIONI

 
Testimone del passato e attenta osservatrice del presente cerco, per lo squarcio di vita che mi resta, di imparare ancora qualcosa.
 
Ho vissuto periodi alterni , nel mio lungo vissuto e, ancora ( credo) abbastanza lucida nella mente e nei ricordi , penso di poter confrontare il passato con il presente , in fiduciosa attesa del futuro.
 
Vedo, attraverso i ricordi, la mia vita come in un film e mi soffermo a considerare quanto siano diverse le modalità e il modo di affrontare tutti i disagi che nel corso della vita si avvicendano ; come ne risulti modificato  l’essere umano davanti alle prove più o meno dure e quanto queste si diversifichino da generazione a generazione.
 
Ho vissuto, attraverso i racconti di mio padre, la prima guerra mondiale e , in prima persona i rigori, le rinunce e le privazioni della seconda. Ho ancora negli occhi e nelle narici il forte odore acre del fuoco e del fumo che si sprigionavano dai palazzi distrutti e dalle navi affondate dal nemico  nelle notti piene di terrore. Ci svegliava il suono della sirena ed eravamo catapultati fuori dal letto dai nostri genitori in piena notte per correre nei ricoveri costruiti all’uopo. Ce ne stavamo lì, muti e atterriti, fino al risuonare  della sirena che ci avvisava del passato pericolo. Correvamo fuori dai rifugi augurandoci di ritrovare ancor le nostra case in piedi e ricordo che in una di queste incursioni i miei giovani fratelli, incuranti del pericolo e delle rimostranze dei nostri genitori ,  si portarono sul lungomare per osservare il terribile spettacolo delle navi in fiamme che affondavano.
 
Le privazioni, per tutto quel lungo periodo, furono dure : mancava di tutto; dal pane a qualunque genere alimentare, capi di vestiario e scarpe. Le code in paziente attesa non rappresentavano soltanto un ordine di entrata come accade oggi e che ti permette di uscire con un carrello pieno di ogni ben di Dio, ma il ritiro, previa tessera personale, di una quantità di pane appena sufficiente per la sopravvivenza dell’intera famiglia ; riusciva a soddisfare i propri bisogni soltanto chi poteva permettersi di attingere alla borsa nera.  (In questo caso nulla cambia tra le due generazioni: lo sciacallaggio degli approfittatori delle circostanze!)   Mio padre, che già aveva affrontato una difficile situazione familiare (dall’agiatezza al crollo) si rinventò nuovi, leciti modi , per mantenere decorosamente la sua famiglia. Io, da attenta osservatrice, ricordo che la  gioventù , infervorata da quell’amor di patria ( oggi di origine sconosciuta) sfilavano per le strade dirigendosi al fronte dove la morte li attendeva. Si, perché, a quell’epoca soccombevano per lo più i giovani e quasi tutte le famiglie avevano un loro caro sepolto in quei grandi sepolcri della patria. Oggi, in maggior parte,  sono gli anziani a pagare il prezzo di questa nuova emergenza  al cospetto della quale “forse” la nuova generazione si trova impreparata. Per la maggioranza , forgiata da un discreto benessere familiare, gli ostacoli della vita rappresentano  un ostacolo difficile da superare se non con la contestazione e la difficoltà di rispondere a certe regole, dure ma necessarie. In questo momento io credo che tocchi ai genitori rendere responsabili i propri figli e avviarli verso quella maturità che li renda consapevoli e pronti anche a perdere una parte delle loro libertà se questa rinuncia dovesse rendersi  necessaria. Ci perdiamo nei meandri della contestazione anche noi genitori, soffermandoci più a alla ricerca di fantomatici colpevoli , che al modo di affrontare le situazioni, negando così ai nostri figli il modo di crescere e maturare. Siamo stati, forse giustamente più tolleranti dimenticando noi stessi il vero motivo della vita:  CRESCERE  E MATURARE ATTRAVERSO LE ESPERIENZE NEGATIVE
 
Le parole: coprifuoco, “ maschere antigas” perdita di ogni libertà , di ogni benessere, della vita stessa,  sono state affrontate e vinte da ogni generazione , oltre alle pandemie che hanno da sempre afflitto l’umanità ; oggi tocca a noi e ne usciremo più forti e pronti a superare tutto.
 
Carissimi , perdonate le mie considerazioni  e siate fiduciosi nel futuro. Io vi do appuntamento al prossimo convegno  2021.   

Gemma  Cometti      
 
    
 
Cari amici e amiche,
sono ancora qui a rivolgere a tutti il mio affettuoso pensiero. E’ stato un periodo un po’ difficile per quanto riguarda la mia salute ancora oggi in un continuo intervallare di malesseri dovuti all’età che incalza ma anche un’angosciante interrogativo per tutti e per ciò che l’avvenire ci riserva.  Sento sempre, comunque il vostro affetto che mi accompagna nelle giornate più buie. Ma non è di questo che voglio parlare; siamo in prossimità del Natale e certo questo sarà diverso dagli altri. Cerchiamo, nonostante tutto, di viverlo al meglio dando più valore ai sentimenti e meno alle formalità. Certo sarà dura per coloro che dovranno forzatamente viverlo in solitudine, ma cogliamo l’occasione per esprimere amore e riconciliazione , magari aggiungendo un posto a tavola per qualcuno che è solo, per in amico, per un orfano in armonia con tutti . Se i nostri cari sono lontani pensiamo che l’amore valica ogni confine e che presto ci sarà il ricongiungimento. Per coloro che hanno ancora il dolore di una perdita cerchiamo di sentire la loro presenza e l’alito del loro amore che ci accarezza; gli assenti non sono certamente loro e vi assicuro che se il nostro cuore sarà puro e pronto a riceverlo un altro ospite si unirà a noi: Gesù.
Preghiamo per tutti e in particolar modo per coloro che vivranno questo giorni e altri ancora nelle corsie degli ospedali cercando di salvare vite umane , e per le tante vittime di questo terribile , invisibile nemico.
Vi abbraccio tutti con la certezza di un domani migliore.
Gemma  
I MIEI PENSIERI
Carissimi, devo confessare che mi mancano le nostre riunioni mensili; non so se per voi sia lo stesso. E’ vero, siamo rinchiusi nelle nostre case, ma non lasciamo che si chiudano anche i nostri cuori al dialogo e alla comprensione che ci permettano di sostenerci l’un l’altro.
E’ questo il motivo per cui sento il bisogno di esternare i miei pensieri e sentimenti. Non è facile superare questo periodo di forzato isolamento e lo è ancora di più per me  che cerco di combatterlo già da tempo. Credo di avvertire le sensazioni in cui tutti ci troviamo oggi, momentaneamente prigionieri  in un tempo senza tempo, irreale, privati del nostro legittimo bisogno di libertà e progettualità. Forese questo stato forzato ci servirà a rendere più apprezzabile ciò che avevamo e che ci sembrava fin’ora scontato?
Durante le nostre riunioni ho sempre aperto il mio cuore a tutti voi e voi avete fatto altrettanto con me
Voglio rendervi partecipi di ciò che mi è accaduto sere fa: mi accingevo a scegliere il programma da visionare ; era in programmazione lo spettacolo di Andrea Bocelli registrato tempo fa, ma non ero inizialmente propensa a seguirlo. Improvvisamente il mio pensiero è andato a mio marito , grande conoscitore e appassionato di musica lirica e il ricordo di lui è stato tanto intenso da riempire tutti gli spazi del reale e dell’infinito. Improvvisamente non mi sono sentita più sola: la sua presenza ha pevaso tutto il mio essere e mi sono ritrovata a dialogare con lui, mano nella mano. Lui commentava ogni passaggio accompagnandolo anche con brevi note vocali, propri come era solito fare in vita con i brani che prediligeva. E’ stata una sensazione indescrivibile: finalmente i nostri spiriti si erano incontrati in quella linea di confine che segna la vita materiale e quella spirituale, creando la simbiosi, lo stato d’animo su cui stavo lavorando e che con Davide si era da tempo instaurato
Quello che posso dirvi è che a tutti voi che avete perso una persona cara, questo può accadere, ma bisogna crederci attingendo a quelle energie inconsce che tutti possediamo e che aspettano soltanto di emergere. La forza del pensiero, alimentata dall’amore, vi assicuro che può compiere il miracolo. E questo non con l’essere legati ai ricordi del passato, ma vivendo con loro il nostro presente e futuro.
Ecco, è tutto qui quello che volevo dirvi, aspetto le vostre considerazioni  con la speranza di poterle leggere di prima mano. Ho una posta elettronica che forse tutti avete dimenticato: gemma@sopravvivenzaevitaeterna.it
Alla prossima; ho in serbo per voi un racconto meraviglioso.
Vostra Gemma

Ciao a tutti, come state?
Sento di esprimere il mio pensiero da quando una frase martellante occupa tutti i miei pensieri: GARA DI DISTRUZIONE FA LUOMO.E pervenuta da Davide molto tempo fa. Pensiamo un attimo: saremmo capaci di staccare la spina per un certo periodo di tempo ignorando i messaggi che arrivano a ritmo serrato sul nostro cellulare? Se la risposta è no vuol dire ch siamo vittime incoscienti di una dipendenza come quella dallalcool, dalla droga, dal tabagismo.Ci rendiamo conto che abbiamo dimenticato la voce di un amico che non vediamo da tempo o di un parente lontano? Meucci ci regalò una invenzione straordinaria: il telefono squillava e noi in una conversazione, anche se breve, esternavamo i nostri sentimenti , esprimendoli con toni pacati o concitati dai quali si intuiva lo stato danimo del momento. Ma, mi direte, anche questi mezzi, bisogna saperli usare, rappresentano il progresso. Confessiamoci allora con estrema sincerità e ammettiamo che quando quella lucetta si accende ci precipitiamo subito a poggiare il nostro indice su quel quadrante e farlo scorrere andando su e giù, su quel punto dal quale non si era mai staccato A volte sembra che sia incollato! Si diffonde addirittura lidea che questi apparecchi verranno ulteriormente potenziati ( es. G5)   da cui uno dei sindaci più in gamba dItalia ha già preso posizione di non adesione, ma noi, sono sicura che faremmo a gara per acquistarne subito il primo prototipo.
Forse non abbiamo mai pensato che, oltre che ad essere sciocca questa abitudine danneggia il nostro intero equilibrio e la nostra stessa salute. La terra è satura di raggi nocivi e se non ci fermeremo torneremo ai tempi della pietra.
Tutti dovremmo fermarci in tempo: i politici rinunciando agli armamenti e diffondendo messaggi di pace; e noi mostrando buon senso ecervello.Perdonatemi, ma questo sentivo di dover dire.
Gemma Candida De Matteo
RIFLESSIONI SUL TEMPO ATTUALE

Carissimi amici e amiche
Sono vicina a tutti voi in questo momento di prova in cui tutti dovremmo sentirci veramente fratelli e sorelle: poveri e ricchi,  giovani e anziani, abbracciati idealmente. Diceva mio figlio Davide che nessun bacio o abbraccio potrebbe paragonarsi all’unione dello spirito, e questo è ciò che oggi stiamo sperimentando.
Non è Dio che ci manda flagelli; Lui ci ama più di quanto noi possiamo immaginare; in caso contrario non servirebbe pregare un Dio tanto crudele. Un’altra frase giunta dalla dimensione spirituale: “Gara di distruzione fa l’uomo”
“Forse” impareremo qualcosa da questa tremenda prova: i ricchi si renderanno conto che il denaro non serve sempre e comunque,  che siamo tutti uguali, nelle vicende della vita come nella morte, – “forse” potremmo riscoprire la gioia e l’intimità della famiglia riunendoci per parlare e conoscerci meglio mettendo da parte anche i mezzi tecnologici che a volte si rivelano portatori di falsi allarmismi e notizie non esatte; “forse potremmo riscoprire il piacere della lettura, specialmente laddove i giovani di oggi ne sono lontani e lo stesso vale per la “ buona musica”, dimenticando per un po’ Sanremo? Riscopriamo la melodia , quella che esprime dolcezza e amore e perché no, la lirica, quella che la maggior parte dei giovani ignora completamente.
Parliamo…parliamo…che i genitori e i figli si confrontino fra loro …che i giovani ascoltino i nonni “ forse “ portatori di vecchia ma valida saggezza. Essi potrebbero raccontare cose che voi ignorate: le privazioni di una guerra . le code per riturare una piccola razione di pane o altro; la paura dei bombardamento e delle tante innocenti vittime cadute, non esclusi i bambini. Qualche nonno potrà raccontare delle battaglie perse o vinte combattendo in prima linea e qualche nonna o bisnonna l’offerta volontaria della loro fede d’oro alla patria. A quei tempi l’inno d’Italia era nel cuore di tutti!
Ascoltiamo anche i bambini e riscopriremo limpidezza e sincerità; sono l’immagine di una spiritualità pura e dedichiamo a loro più tempo di quanto in passato ci è stato concesso fare, oggi che dobbiamo                   
necessariamente rimanere più tempo a casa.
Diciamo spesso che il tempo vola; certo oggi ci sembrerà il contrario, ma vi assicuro che guardandomi indietro , io ottantottenne, aspetto con fiducia che oggi e nei giorni futuri, il tempo non cambi i suoi ritmi veloci.
Abbiate fede, passerà presto, anche se lascerà il dolore per le vittime che questo malanno si sarà portato dietro. Preghiamo per coloro che sono soli e che nella solitudine soffrono più di noi; preghiamo per tutti coloro che sono più deboli e che soccombono; restiamo  uniti, solidali e ne usciremo più forti e “ forse” migliori.
Grazie.     
Gemma Candida De Matteo Cometti

Riflessioni sul 22° Convegno di Taranto

 
Sono ancora confusa ed emozionata, ma felice di essere riuscita a godermi in pieno questo evento; cercherò di commentare a caldo, le mie impressioni confrontandole anche con quelle dei relatori e partecipanti. Come tutti gli anni è stato superato l’indice di gradimento e la preziosità di tutto l’insieme del cast scelto per questa edizione e l’entusiasmo della platea ne ha dato conferma.
 
Sono grata a coloro che hanno saputo apprezzare lo sforzo di tutto lo staff organizzativo per portare nella nostra città sempre nuovi personaggi di grande cultura  e soprattutto in grado di comunicare, da studiosi, difficili concetti ,portandoli alla nostra comprensione e riuscendo sempre a calamitare l’attenzione di tutti.
 
L’unica osservazione è che “forse” questo sforzo e lavoro immane meriterebbe una platea più numerosa e non posso fare a meno di dolermene.  Comunque sento di rivolgere un caloroso grazie a tutti coloro che continuano a condividere con noi questo bisogno di approfondimento: una risposta che soddisfi questo nostro anelito verso l’infinito. Tutto questo senza escludere quella” carezza di Dio” di cui parlava il buon padre Eugenio Ferrarotti : la consolazione nel momento del dolore.
 
Tengo anche a precisare che rinnovo la mia disponibilità per gli incontri mensili compatibilmente con le mie condizioni fisiche aggiungendo però che, avendo notato la quasi totale assenza al nostro convegno, delle persone che frequentano questi incontri, invito ad astenersi coloro che si aspettano altre manifestazioni che esulano da quelli che sono gli argomenti trattati, le testimonianze ed eventuali dibattiti , confronti, e tutto ciò che potrebbe portarci a capire pienamente il vivere e il morire e le realtà attinenti alla dimensione spirituale.
 
Devo esprimere anche la mia soddisfazione per la grande risposta al messaggio sulla “ solidarietà”.
Abbiamo raccolto la somma di 650,00 Euro e abbiamo consegnato 1000,00 Euro alla presidente dell’Associazione” AmicA” Gabriella Ressa la quale si prodiga, assieme ai suoi collaboratori, per portare aiuto ai più poveri della nostra città.
 
Ringraziamo inoltre, il nostro amico e socio Giuseppe Saponaro che ha devoluto il ricavato dalla vendita del suo libro_ “ Così ho ritrovato mio figlio” ( Edizione Grifo)alla nostra Associazione consegnandoci la somma di Euro 1000,00 , un grande aiuto per la realizzazione dei nostri progetti d’amore.

Gemma Cometti

attendiamo i vostri commenti sul convegno
Grazie
Gemma Cometti continua ad essere presente tra noi,
con le sue osservazioni.
    RIFLESSIONI SUL S.NATALE
26 DICEMBRE 2018
Natale è passato? No! E’ appena cominciato. Proviamo anche noi a nascere , proprio come il Bambino Gesu’ il 25 dicembre e continuare a percorrere la nostra strada , nella buona e nella cattiva sorte, consapevoli che non saremo mai soli. Il misterioso viaggiatore che ci accompagnerà potremo chiamarlo Gesù,  Babbo Natale, o il nostro Angelo Custode; sarà sempre al nostro fianco.
Ho trascorso la vigilia di Natale a tu per tu con il mio Angelo Custode; l’ho rincontrato nell’intimità della mia solitudine pregandolo di starmi vicino e parlandogli come mai fino ad allora avevo fatto, in un muto linguaggio d’amore e di speranza. Ho scoperto improvvisamente che bisogna crederci fermamente  e visceralmente perché  i miracoli possano  verificarsi e che , soprattutto , bisogna chiamare, il nostro Angelo Custode, supplicandolo di accorrere in nostro aiuto nei momenti di smarrimento, per  creare quell’intimità , cuore a cuore, con LUI  e con IL Suo Spirito. Il dialogo si è subito aperto fra noi, creando  complicità e confidenza. Ho sempre creduto in questa presenza costante al nostro fianco , MA FORSE NON CON LA DOVUTA CONVINZIONE?  Reduce da movimentate e sofferte notti agitate, l’ho pregato di starmi vicino e darmi tenerezza, sicurezza, amore. Ebbene, quella notte l’ho sentito veramente accanto a me, non fisicamente, ma tangibile e rassicurante come un vecchio amico. Ho poggiato la testa sul cuscino e l’ultimo mio  pensiero è stata una semplice preghiera: “ Ti prego, rendi meno inquieti i miei sogni e il risveglio più positivo. Domani vorrei essere ancora una madre, una nonna, una bisnonna con la LUCE negli occhi e nel cuore”
Ebbene, vogliate crederci o no, da quella notte i miei incubi si sono dissolti e, al mattino ero pronta per trascorrere in letizia il Natale con i miei cari. Ora, sempre, alla sera e al risveglio ,gli parlo ,lo ringrazio e gli chiedo, di farmi sempre sentire il Suo alito celeste assieme a quello, (forse un po’ più terreno,) di mio figlio e mio marito.
Ecco , il mio regalo di Natale è stato questo. Forse avrò ancora momenti di smarrimento e di sconforto, è umano;  ma sono sicura che Lui saprà trovare il modo e la spinta giusta per farmi rialzare ancora….e ancora….e ancora!
Babbo Natale lo scopriamo nel sorriso dei bimbi, oltre il quale, però, un genitore dovrebbe scorgere i suoi pensieri e bisogni e aiutarlo a crescere nella pace e nell’amore.  I suoi regali però, non sono riservati soltanto alla sfera del magico mondo dei bambini: dovremmo scoprirne il profondo significato noi adulti, nella gioia che non sappiamo apprezzare e nella sofferenza che non possiamo comprendere continuando a guardare il mondo con occhi ormai disincantati.
Un regalo può essere portatore d’amore , al di là del suo valore, ma latore di un messaggio di amore e di solidarietà.
……….Riuscire a dare e ricevere amore…..
………Accettare e interpretare la sofferenza  come il linguaggio del  corpo diretto alla nostra anima e magari scoprire che il dolore  di oggi ci ha salvato la vita del domani…..  
………comprendere gli altri anche se ci hanno ferito e pregare affinchè possano perdonarsi e riprendere il loro cammino in pace con sé stessi……..
………Amare gli altri per ciò che sono e non per ciò che noi vorremmo che fossero…….    
…Apprezzare ciò che abbiamo e non desiderare di più….
……..Sentirsi poveri e ricchi nello stesso modo…..
……..Saper riconoscere anche gli angeli che la vita ci fa incontrare sulla terra entrando improvvisamente nella nostra vita proprio nel momento del bisogno, lasciare che si accompagnino a te e accettare il loro  aiuto pur senza averli mai conosciuti prima…..
Soltanto riflettendo , senza peraltro rinunciare ai piaceri della vita, si può iniziare un nuovo percorso o continuare quello intrapreso.
Buon viaggio a tutti!

Gemma

RIFLESSIONI SU : “ I NUOVI MEZZI DI COMUNICAZIONE”

 
Sono consapevole di quanto possa sembrare obsoleto il mio modo di esprimere queste riflessioni. Situazioni che appartengono al passato e ricordi che di tanto in tanto riaffiorano portandomi indietro nel tempo ; riscoprirli analizzandoli e confrontandoli con il presente che oggi vivo. Bisogna innanzitutto considerare quanto sia stato difficile raffrontarsi dalla nostra epoca all’attuale ,a causa di un cambiamento avvenuto troppo in fretta con processi evolutivi in tutti i campi. Questi  hanno provocato diverse reazioni ; per alcuni, privi della forza di lottare, è iniziato il lento abbandono, la quasi rinuncia alla vita, il lasciarsi andare aspettando gli eventi nella completa indifferenza, con la conseguente negazione all’apprendimento delle nuove tecnologie ; sentirsi inutili e tagliati fuori dal mondo.( Ricordate la canzone satirica “ E IL NONNETTO DOVE LO METTO?) Altri, invece nell’annaspare , in uno sforzo spasmodico per farsi accettare dalle nuove generazioni, pur non riuscendo    ad assorbire molte cose e non condividerle, hanno continuato a vivere la propria vita, per metà nel passato, e l’altra metà nel presente cercando di “ avvicinarsi il più possibile ai modelli attuali di comportamento. Visto, però, che l’età media dell’uomo si è notevolmente allungata, penso che il compito di noi sopravvissuti, dovrebbe anche essere quello di trasmettere alle nuove generazioni, estraendoli dal contenitore della nostra mente, tutti i ricordi importanti, abbattendo le frontiere che ci dividono, prima che questi vadano persi nei meandri della memoria. Fanno parte della nostra storia e vanno ricordati come tutte le guerre delle quali siamo stati testimoni . quelle vinte e quelle perse.
 
 
Vorrei a questo punto soffermarmi sui ricordi più belli; uno di questi, a mio parere, molto importante : i giovani hanno dimenticato cosa significhi scrivere una lettera d’amore, la poesia dell’attesa del suo arrivo, dal quale magari, aprendola, si sprigionava un profumo speciale, o vi era stampata l’impronta di un bacio  . Di questo mezzo di comunicazione si è persa memoria . Conservo le lettere di mio marito che non voglio rileggere, ma che rappresentano un patrimonio di valori incommensurabili. Sono sacre e le lascerò come reperto di un’epoca sepolta dalle macerie di un mondo che non c’è più. E che dire delle cartoline illustrate? Conservo anche quelle, gelosamente, provenienti da tutte le parti del mondo; ti davano sull’istante l’impressione di essere lì con la persona che da quel bel posto trovava il tempo per fermarsi, scegliere la cartolina più bella, scriverla, mettere il francobollo , per mandarti un pensiero d’affetto  …..personalizzato…e diretto solamente a te. Di tanto in tanto questi ricordi  vengono fuori dai tanti cassetti segreti ,riportandoti indietro nel tempo e facendoti  riprovare le stesse emozioni di allora senza  consumarti le dita per rintracciarle sul cellulare. Lo stesso dicasi per le foto, perdute nei meandri della moltitudine dei messaggi - botta e risposta.- che spesso non si ha il tempo di leggere.
 
Anche la bellissima frase: “TI VOGLIO BENE” ha perso il suo fascino e la sua magia. Ora si scrive semplicemente T.V.B. . come se non si avesse più tempo per certe “smancerie” Vi pare la stessa cosa? Padroni di pensarlo. Per me no!
 
Vogliamo parlare dei cellulari? Preziosi, naturalmente , nel momento del bisogno, ma se ne fa davvero un uso appropriato?  Basti pensare ai bambini e a come si abbassi sempre più l’età in cui ne vengono in possesso. A tavola si parla più? Certamente superata quell’atmosfera di intimità dell’ora in cui tutta la famiglia è riunita per raccontarsi e raccontare! Il cellulare sempre in mano e il “ ditino che va su e giù a messaggiare. Il mio è già superato da modelli più sofisticati; difatti spesso mi giungono messaggi incomprensibili : fra una frase e l’altra strani segni che dovrebbero dirmi qualcosa, ma che il mio cellulare non legge, è troppo antiquato! Dovrei cambiarlo? Ma neanche per sogno! Funziona che è una meraviglia e mi dà proprio ciò che serve.  
 
Ecco, tutto questo preambolo per arrivare al motivo principale di  questo rispolverare le mie memorie. Oggi dopo tutto ciò che ho faticosamente raggiunto . mi rifiuto di andare oltre. Siamo arrivati all’epoca di WHATSAPP  e se non condividi tale modo di confrontarti con gli sei tagliata comunque fuori dal mondo. Un mezzo asettico per comunicare ad una moltitudine di persone lo stesso messaggio, lo stesso augurio, l’identico pensiero “affettuoso”. E allora, dov’è finita la scelta delle parole , la comunicazione personalizzata secondo il tipo di rapporto, il carattere, il grado di intimità che intercorre tra un essere umano e l’altro?
 
Dunque, riassumendo : chiunque abbia voglia o bisogno di comunicare con me  per chiedermi qualcosa,  sa come fare: il mio vecchio computer funziona ancora, il cellulare anche e lo stesso dicasi per questa “ vecchia signora “ che vi scrive.
 
La carrellata di riflessioni si chiude qui, ribadendo che rifiuto ogni ulteriore aggiornamento ai miei apparecchi e al mio “ voler essere così”:
 
 
                                                            La Presidente dell’Associazione
 
        
 
                                                          Gemma Candida De Matteo Cometti
RIFLESSIONI  PERSONALI  SU :  LA SOLITUDINE

Si dice che l’accompagnamento alla morte sia di importanza fondamentale per far si che l’essere umano affronti il momento  estremo con la consapevolezza che quell’attimo rappresenti soltanto un passaggio , una trasformazione e non certamente una fine ;  per questo nessuno dovrebbe essere lasciato solo  in preda alle legittime paure che, nonostante le credenze inculcate dalla fede, turbano e disturbano uno dei momenti più importanti della nostra vita. Ancora  di più potrebbero essere deleterie le  legittime espressioni di dolore  che accompagnano solitamente il distacco  terreno dalla persona amata.
Ma non è questo  l’argomento principale delle riflessioni  scaturite da un evento  particolarmente traumatico della mia esistenza : il  viaggio, dalla vita terrena a quella eterna del compagno della mia vita. Nonostante questa mia premessa, devo però sottolineare i passaggi importanti e i punti salienti intercorsi da quel momento.
Gli ultimi 68 anni della  nostra  esistenza sono trascorsi in un continuo e incessante consolidarsi di un amore iniziato dalla mia adolescenza, pur passando attraverso tempeste e  contrasti di ogni genere. Eravamo divenuti, in un crescendo di continui mutamenti ,come l’edera che ,abbarbicata su tutta la superficie del caseggiato  diviene un tutt’uno , e parte dello stesso panorama  che la circonda.
I suoi messaggi d’amore nei miei confronti sono durati, incessantemente fino agli ultimi anni della sua vita  espressi con parole  e concetti  di una dolcezza e profondità incredibili, nonostante l’apparente immagine di uomo “ duro” e materialista quale lui voleva apparire. Questo è l’ultimo che mi è giunto il giorno del nostro 63° anniversario, prima che gli fosse impedito di usare più le sue mani e i suoi occhi:
“ Anima adorata, pur se la mia giornata volge ormai a sera, dell’altra vita non mi turba pensiero perché so adesso , con assoluta certezza, che un giorno o l’altro, la tua celeste immagine tornerà a camminare con me stringendomi la mano lungo i sentieri dell’eternità.”
E’ questo un inno d’amore e di fede che rappresenta il miracolo operato dalla presenza  costante di Davide nella nostra vita operato per noi e per tanta gente.   
Ora, per coloro che mi conoscono è sembrata discordante la reazione succeduta al suo passaggio  confrontandola a  quanto asserito e trasferito negli altri  in tutti questi anni. Vorrei farvi riflettere che non è affatto così.Ho raccolto il suo ultimo respiro senza alcuna manifestazione palese di dolore; in quel momento nemmeno una lacrima è uscita dai miei occhi e il suo corpo, da quel preciso momento, non ha rappresentato che un involucro vuoto dal quale distoglievo gli occhi, Le mie carezze e i miei baci sono stati soltanto aneliti di amore verso quel corpo invisibile ai miei occhi , che oggi “dovevo “ amare nella sua essenza. Le prime parole che lui mi ha trasmesso sono state: “Sono tornato giovane.”
Poi  più nulla: sono entrata nel  buio della mente, del corpo, e di tutto ciò che mi circondava. Dopo anni di sofferenza  è accaduto che tutto il sistema psico – fisico  è crollato, dal momento che lui non aveva più bisogno di me. Sono entrata in un tunnel dove c’era solo buio e nello stesso stato ( anzi peggio) del periodo della morte di mio figlio.
Posso  asserire, senza ombra di dubbio, che questo è staro il periodo più doloroso e difficile di tutta la mia vita.
Oltre tutto non lo sentivo; non mi giungeva la sua voce, e né il suo pensiero, fin quando, una notte, finalmente ,questo unico messaggio:
“Tittì (lui mi chiamava così), sono qui, non mi vedi, ma sono qui. Capisco il tuo smarrimento, ma tu sei stata il faro della mia vita e devi continuare ad esserlo. Sono stato un uomo fortunato  e mai potrò esprimere abbastanza  la mia riconoscenza. Oggi che leggo nelle pieghe più intime  della tua anima, posso comprendere meglio e riconoscerne la grandezza; scusami se qualche volta ho dubitato  delle tue intenzioni e ti ho ferito. Mi avevi spiegato bene tutto, ma avevo paura del passaggio  e anche il rammarico di lasciarvi. Poi tutto scompare e la realtà è più  straordinaria di ogni immaginazione. Ho molto da recuperare, da rivedere,ma spero che mi abbiate perdonato tutto; per voi è più facile che per me stesso. Continua a combattere, mia adorata, come hai sempre fatto, come allora ….piangevi… ti disperavi, ma combattevi. Ora hai certezze che prima non avevi e le hai trasmesse anche a me, ma devi testimoniare anche quest’altra dolorosa  pagina della tua vita perché sei l’immagine in cui tutti si specchiano. Io non ti ho mai lasciato…mai … mai… l’ultimo pensiero è stato per te. Tu hai raccolto il mio ultimo respiro e io ti ho aspettato per questo e poi sono stato finalmente libero. Si.. libero da quel corpaccio che non riconoscevo più, che non accettavo e mi teneva prigioniero. Ecco gli avvenimenti : ho sentito gridare:”Taglia….taglia… “ e poi sono entrato in un vortice e proiettato in una  direzione che non percepivo; alfine una mano mi ha tratto fuori da quel turbinio e mi sono ritrovato in un grande prato  al cospetto do Dio, sempre mano nella mano di Davide. E’ vero, Tittì…..L’HO VISTO ,SI, L’HO PROPRIO VISTO  in tutta la sua luminosità e grandezza. E poi  tutti gli altri attorno a me. Ora devo rivedere tutta la mia vita e, come tu mi hai spiegato proprio pochi giorni prima, la mia coscienza mi guiderà  nelle correzioni da fare al mio spirito affinchè possa  purificarsi. Tu continua a percorrere la tua strada, I NOSTRI CORPI SI SONO STACCATI PER UN CERTO PERIODO, MA POI CONTINUERANNO  IL LORO PERCORSO NELLA FORMA ETERNA.”
Poi un’altra cosa straordinaria è accaduta: avevamo comprato un cellulare con chiamata di S.O.S.  e registrato i numeri dei nostri figli , in caso di emergenza. Mio marito, non aveva mai voluto imparare ad usarlo, nemico come era rimasto di ogni forma di tecnologia avanzata, anzi alle nostre rimostranze aveva risposto, con il suo sorriso sornione:”  No, assolutamente, forse imparerò nell’aldilà “. E per tutti era venuta spontanea  una fragorosa risata. Ebbene, su questo cellulare, completamente abbandonato dopo la sua morte “ per caso” nel cancellare i vari messaggi pubblicitari, abbiamo scoperto due chiamate , partite da quel numero e inviate a mio figlio Marcello. Nella prima si legge: “SONO TUO PADRE”  e nella seconda: “TUO PADRE SONO” . Credo sia superfluo dire che , prima di accettare  un’ ipotesi  soprannaturale, io abbia fatto indagini accuratissime alfine di scartare ogni altra supposizione di origine terrena.
Tutto questo però non ha segnato purtroppo la mia ripresa, anzi nel proseguo  le mie condizioni sono peggiorata a tal punto da dover ricorrere all’aiuto di vari medici specialisti e farmaci di ogni genere.
Questa è la cronistoria dell’accaduto, ma il motivo di questa mia riflessione è un altro; come accennavo all’inizio, è importantissimo accompagnare il proprio caro nel “ viaggio” da questa  vita all’altra, ma si trascura un altro  passaggio fondamentale: il disagio mentale e fisico a cui viene sottoposta la persona che rimane improvvisamente sola( che sia la moglie o il marito). Nello specifico stiamo parlando di un essere umano che ha raggiunto la bella età di 85 anni  trascorsa nel difficile compito di formare una famiglia formata da 5 elementi  e trovarsi poi improvvisamente “sola”. Si, non scandalizzatevi…lo ripeto: “ SOLA”Un figlio ti rimane accanto per un periodo più o meno breve della tua vita,  e continua ad accompagnarti anche dopo nel modo migliore dei modi, ma un compagno, quando è quello VERO  lo è per tutta la vita .Come si può non riflettere con pensieri amari quando , alla sera nel grande letto vuoto, allungando la gamba , incontri il freddo vuoto e non l’altro piede che cerca il tuo?
E allora, lasciatemi dire che i tempi della ricostruzione sono più lunghi e dolorosi. Nonostante pochi giorni prima avessi sentito questo incitamento nella mente:”  PREPARATI……PREPARATI….PREPARATI!!!!!! sono crollata nel peggiore dei modi.
Ora  quello che voglio sottolineare, in conclusione di questa mia riflessione è un incitamento:  Occupatevi di chi rimane  oltre ogni impossibile limite e ricordate che OGGI è questa la persona che ha maggiormente bisogno del vostro aiuto.
In chiusura posso affermare che sto lentamente  riprendendo la mia vita e la mia identità, grazie a tutti gli aiuti che mi sono stati offerti, ma anche grazie alla mia indomita volontà.
“IO SONO QUI……SONO TORNATA…..GRAZIE A TUTTO L’AMORE CHE MI AVETE  REGALATO!
GEMMA

5 Febbraio 2017

RIFLESSIONI SULL’”AMORE”

I concetti più importanti non dovrebbero essere accettati senza prima analizzarli , partendo dal profondo della nostra coscienza e cercando riscontro nella mente  e nella nostra logica.
Non sempre ciò che si vede, si sente o si legge  dovrebbe essere “ immagazzinato “ nel cassetto delle conoscenze  senza essere  giustificato e accettato dal ragionamento.
Ho sentito:” SE NON AMI TE STESSO NON PUOI AMARE GLI ALTRI.” partendo dal presupposto che il comandamento:” AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO” possa essere interpretato così.
E allora, se qualcuno amasse gli altri più di sé stesso? E se il proprio benessere dipendesse da quello dalle persone che ama?
E ancora: Se un essere umano mettesse a repentaglio la proprio vita  per salvare quella di un suo simile  (amico, parente o addirittura sconosciuto) , dobbiamo pensare che sia sbagliato e che non sia osservante di questo comandamento?
Che dire poi del lavoro straordinario e dell’abnegazione dei  missionari e dei tanti volontari che operano anche lontano  dalle loro famiglie per portare aiuto ai più bisognosi, derelitti dell’umanità? Quest’anno parleremo proprio di questo in seno alla “tavola Rotonda” dedicata agli studenti , sarà toccante la testimonianza di alcune volontarie , violate nella  libertà mentre svolgevano il loro lavoro in un paese lontano  , vittime di terribili minacce , a grave rischio per la propria vita.
” IL SENSO DELLA VITA” è l’argomento che ci apprestiamo a trattare con i giovani. E se fosse questo uno dei più  “forti” valori della vita? Sacrificare i propri agi, le sicurezze di una vita tranquilla per dedicare un po’ di sé stessi agli altri? Non perdiamo  questa opportunità , un  momento importante  da cui trarre insegnamento e  imparare qualcosa di stimolante  che ci farà crescere!   
E che dire poi dell’insegnamento di Gesù : Lui è morto sulla croce per noi e se non ci avesse amato più di sé stesso, l’avrebbe fatto? Il suo estremo sacrificio non è stato certamente dettato dall’ubbidienza al Padre, ma dell’AMORE VERSO NOI, ESSERI UMANI  CHE CERTAMENTE NON LO MERITAVAMO.
LA SUA MORTE SULLA CROCE HA SEGNATO IL DESTINO E LA STORIA DELL’UMANITA’ E QUESTO DOVREBBE  FARCI RIFLETTERE.
TUTTA LA NOSTRA AMMIRAZIONE, QUINDI A COLORO CHE HANNO INTERPRETATO COSI’ QUESTO COMANDAMENTO : “ Ama il prossimo tuo PIU’ di te stesso”

Gemma Cometti

26 Settembre 2016


IL PERDONO

Una parola che noi , esseri umani, dovremmo usare soltanto nei riguardi di Dio  per chiederGli umilmente di essere assolti dai nostri  peccati , è soltanto Suo il compito di giudicare le azioni degli uomini, riguardo ai quali mi sembrerebbe più idoneo usare il concetto di “Comprensione.”
La comprensione si esprime attraverso la “Coscienza”, con la quale ogni uomo dovrebbe confrontarsi nel momento in cui dovesse ritenere di sentirsi offeso o leso da un’azione altrui. Dire: Ti perdono – Mi perdono – equivarrebbe ad un giudizio di colpa  che non spetterebbe a noi emettere. Qui entra in ballo la Coscienza” che dovrebbe funzionare da “arbitro” prrmettendoci di esaminare, con occhio critico ed esaminatore, le azioni altrui e nostre.
Il percorso analitico è lungo e spesso doloroso, ma soltanto un’analisi accurata  potrebbe permetterci di superare le difficoltà di traumi legati a vicende terrene  che potrebbero apportare danni al nostro equilibrio psico – fisico.
Dimenticare? Impossibile! Tutto ciò che riguarda la nostra vita terrena non può essere dimenticato, ma soltanto neutralizzato. Come un computer si aggiunge alla memoria e alla storia delle nostre vite passate, presenti e future riponendosi nei meandri delle super – coscienza .
Con il passare del tempo i ricordi potrebbero anche riaffiorare, e nonostante tutto, tornare a far male come cicatrici con il cambiare del tempo, nel momento in cui si riproponessero gli avvenimenti che  hanno provocati  il trauma nella sua radice. In questo caso dovremmo essere pronti a rifare lo stesso percorso di “comprensione e adattamento” facilitati dalla precedente esperienza e con minor spreco di tempo ed energie, riconfrontandoci  allo specchio della nostra “coscienza”
Riassumendo :dire: Io ti perdono – io mi perdono – risulterebbero una inutile litania senza significato e non confacenti alla precarietà e limitatezza di noi esseri umani, ma soltanto all’indiscutibile  e imperscrutabile giudizio di Dio.

Gemma Cometti

19 Settembre 2016


“I messaggi e la dipendenza”

Siamo in spasmodica attesa dell’incontro annuale con le sensitive,
un appuntamento con i nostri cari… ma riflettiamo.
Veramente noi li incontriamo soltanto in questa circostanza?
E tutto il resto dell’anno,noi dove siamo? Loro dove sono?
Ci esaltiamo nel riconoscerli dalle descrizioni che ci forniscono,
ma abbiamo bisogno veramente di questo riconoscimento o non sarà altro
che una proiezione già bene impressa nella nostra mente e nel nostro cuore
di chi conosciamo molto più profondamente
ed emotivamente della persona che fa da tramite?
Riconosciamo il diritto e il bisogno che ci spinge a rivolgerci
a qualcuno che ci apra quella porta,
quella finestra da dove potrebbe filtrare un raggio
di luce che illuminiil nostro cammino, che ci indichi
il sentiero da percorrere,
ma poi,dopo i primi segni giunti, è necessario proseguire
da soli, passo dopo passo,
anche se faticosamente e lentamente,
con gli occhi e la mente rivolti ad un punto di arrivo
che serva a placare il nostro dolore
e che dia pace a coloro che “diciamo” di amare.
Abbiamo bisogno di aiuto, certo, i tempi potrebbero
essere brevi o anche molto lunghi,
dipende dalla forza di volontà del singolo individuo, ma certo è che questo
aiuto non potrà MAI da un incontro sporadico che si perderebbe nei tempi della memoriae sarebbe destinato a svanire.
La pillola può servire ad addormentare il dolore,
ma… passato il suo effetto, il dolore ricomparirebbe.
Un primo approccio con le realtà spirituali  deve
necessariamente trasformarsi in qualcos’altro,
al di fuori della medianità.
Se ne abbiamo bisogno e non ce la facciamo da soli ,
cerchiamo qualcuno che possa,
con amore e semplicità, ascoltarci, consigliarci, esserci vicino;
una spalla su cui poggiare
il nostro capo , magari per piangere,
ma che ci resti accanto nel momento in cui ne abbiamo bisogno.
In grado di seguire l’evolversi del nostro percorso di ripresa per poter
proseguire il cammino della nostra vita
(e non deve trattarsi necessariamente di una sensitiva)
Se questa persona non ci fosse
(ma credo che basterebbe guardarsi bene attorno)
rivolgiamo lo sguardo al nostro prossimo e scopriremo
che ci sarà chi avrà bisogno proprio di noi .
Trasformando il nostro dolore in offerta d’amore verso gli altri,
scopriremo che le nostre ferite
si rimargineranno da sole, come per incanto.
Specchiandoci negli occhi di un bambino innocente,  
regalando un sorriso a chi ne ha bisogno,
ci aiuterà a comunicare con i nostri cari a farci sentire in comunione
con loro e soprattutto darà un senso alla nostra vita che
non perderà nemmeno un’oncia del suo immenso valore.

Gemma Cometti

11 Settembre 2016

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